“FORTEZZA EUROPA”: FABRIZIO GATTI RACCONTA AD OSLO IL SUO VIAGGIO DA INFILTRATO NEL MERCATO DEI NUOVI SCHIAVI
OSLO\ aise\ Giovedì 15 Novembre 2012 - In occasione della presentazione della prima traduzione in lingua norvegese del libro-documentario “Bilal. Il mio viaggio da infiltrato nel mercato dei nuovi schiavi” (Rizzoli, 2007) pubblicato dalla prestigiosa Casa Editrice norvegese Aschehoug, ieri sera l’Istituto Italiano di Cultura di Oslo ha organizzato in collaborazione con la Casa della Letteratura di Oslo un incontro con l’autore Fabrizio Gatti, giornalista del "Corriere della Sera" prima, ora in servizio a "L’Espresso".
Lo scrittore è stato intervistato nei locali della Casa della Letteratura dal famoso giornalista norvegese Simen Ekern, profondo conoscitore della società italiana. All’incontro, cui era presente anche la moglie di Gatti, Barbara, lei pure giornalista presso Sky News 24, ha assistito un pubblico particolarmente numeroso e selezionato. Tra i presenti l’Ambasciatore d’Italia in Norvegia, Antonio Bandini, e il Direttore dell’IIC, Sergio Scapin.
Nel corso dell’intervista, Gatti ha narrato in maniera molto coinvolgente alcuni episodi relativi al suo viaggio da clandestino sotto il nome di copertura Bilal. Il pubblico si è subito immedesimato nelle drammatiche vicende vissute in prima persona dal giornalista milanese nel suo viaggio come clandestino attraverso il deserto dell’Africa fino ad arrivare ad una vecchi carretta del mare che lo porterà in Italia.
Fabrizio Gatti ha iniziato raccontando come la sua avventura sia partita dalla Stazione Centrale di Milano, dove, cartina alla mano, ha tentato di avvicinare alcuni ignari immigrati africani, non rivelando la sua vera identità ma fingendosi un semplice turista. Dapprima timorosi ma poi sempre più partecipi, questi lo hanno aiutato a tracciare l’itinerario che almeno in teoria avrebbe dovuto effettuare e a individuare alcune delle fermate previste, visto che non esistono guide o libri aggiornati in circolazione. Itinerario che l’ha portato ad assumere l’identità di Bilal, polverizzando “con la suola delle scarpe l’ultima cenere della carta d’identità”.
Tutto l’essenziale infilato in un borsone nero: un paio di schede telefoniche, delle vecchie ciabatte, mezza bottiglietta di acqua e alcuni grandi interrogativi: riuscirò a sopravvivere? cosa fare se mi restano pochi euro? mangiare … o proseguire il viaggio di salvezza per raggiungere le tanto decantate coste europee? Il giornalista è riuscito ad attraversare il Sahara sugli stessi camion che trasportano i clandestini, contagiato dalle loro paure, senza avere la certezza del domani e contando unicamente e solamente sulle proprie forze. Ha superato le frontiere, accompagnato dall’incertezza e dall’angoscia di venire scoperto. Si è infiltrato nelle organizzazioni criminali africane per riuscire a capire nel profondo ciò che affrontano tutti i giorni milioni di fuggitivi. Infine giunto a Lampedusa, si è fatto arrestare come immigrato clandestino, vivendo sulla propria pelle l’inumano trattamento riservato agli immigrati nei centri di permanenza temporanea.
Ha scoperto i nomi, le alleanze e le complicità di alcuni governi consapevoli ma che non fanno nulla contro il traffico di schiavi, proprio perché da esso traggono profitto. Pur non sapendo come sarebbe andata a finire, Gatti ha messo a repentaglio la propria vita per apprendere e far conoscere al mondo l’altra faccia della medaglia europea, che pare aver dimenticato come questi immigrati clandestini siano, prima di ogni cosa, essere umani.
La città di Oslo ha tributato un’ottima accoglienza a Fabrizio Gatti, invitandolo anche a Dagsnytt Atten, una trasmissione radiotelevisiva molto seguita dai radio- teleascoltatori norvegesi. La sua presenza in Norvegia ha inoltre suscitato una grande eco nella stampa locale, che gli ha dedicato numerosi articoli. (aise)